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venerdì 31 maggio 2013

Un Prévert che non t'aspetti...

  Non lo aspetti, ché oramai faresti fatica inutile.
  Lo scovi fra le pagine invece, a raccontarti il mondo a modo suo: ironico, dissacrante. A patto di liberarlo dalle incrostazioni di certe traduzioni che ricordano bene quanto tradurre sia anche tradire.
  Allora il Prévert che non t'aspetti, ma che chi lo ama conosce bene, lontano dagli aforismi dei baci perugina, eccolo qui, non solo a parlare d'amore, ma di una giornata di sole, del diritto a quel sole lontano dallo schiavismo di un padrone o di un amore che si fa catena. In cerca di belle favole andate bene o male.
  Benvenuto fra queste pagine, Jacques.
  Ospite la tua voce solista.
  Tenterò di trasportare, come in musica da una chiava all'altra, dalla tua alla mia lingua i suoni che tu hai scelto per significarci le cose, umilmente consapevole che tradurre, come sempre, sarà un po' tradire.

Le temps perdu
Devant la porte de l'usine
le travailleur soudain s'arrête
le beau temps l'a tiré par la veste
et comme il se retourne
et regarde le soleil
tout rouge tout rond
souriant dans son ciel de plomb
il cligne de l'oeil
familièrement
Dis donc camarade Soleil
tu ne trouves pas
que c'est plutot con
de donner une journée pareille
à un patron?
Il tempo perduto

Davanti alla porta dell'officina
l'operaio d'improvviso si ferma
il bel tempo l'ha tirato per la giacca
e come si gira
e guarda il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
strizza l'occhio
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
non trovi
che sia piuttosto da coglione
regalare una giornata simile
ad un padrone?

Pour toi mon amour

Je suis allé au marché aux oiseaux
Et j’ai acheté des oiseaux
Pour toi
mon amour
Je suis allé au marché aux fleurs
Et j’ai acheté des fleurs
Pour toi
mon amour.
Je suis allé au marché à la ferraille
Et j’ai acheté des chaînes
De lourdes chaînes
Pour toi
mon amour
Et puis je suis allé au marché aux esclaves
Et je t’ai cherchée
Mais je ne t’ai pas trouvée
mon amour.

Per te amore mio

Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato degli uccelli
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato dei fiori
Per te
amore mio.
Sono andato al mercato dei rottami
E ho comprato delle catene
Delle pesanti catene
Per te
amore mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E ti ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.

sabato 25 maggio 2013

Pablo, amico mio

  Una mano sulla spalla e una parola sussurata in un orecchio. Questa è la sensazione che avverto  nel leggere Ode alla vita e altre odi elementari di Pablo Neruda, edito da Passigli.
  Pablo ti sussurra all'orecchio come farebbe un buon amico quando hai bisogno di un consiglio e diviene tuo amico lui stesso, che si sforza di immaginarti, mentre ti fai la barba, ti vesti, abbracci la tua donna. In viaggio, in treno, mi scappa un rivolo traspartente sulle guance, quando mi dice con il suo verso proprio ciò che ho bisogno di sentire in quel momento.
  Pablo, amico eterno di chi leggerà le tue poesie.
   
Ode all'uomo semplice
Ti racconterò in segreto
chi sono io,
così, ad alta voce,
mi dirai chi sei,                                                                                      
voglio sapere chi sei,
quanto guadagni,
in quale azienda lavori,
in quale miniera,
in quale farmacia,
ho un dovere terribile,
cioè sapere,
sapere tutto,
giorno e notte sapere
come ti chiami,
è questo il mio compito, conoscere una vita

non è abbastanza,
ma neanche conoscere tutte le vite è necessario,
vedrai,
bisogna sviscerare,
grattare a fondo
e poiché su una tela
le linee nascosero,
con il colore, la trama
del tessuto,
io cancello i colori
e cerco fino a trovare
il tessuto che sta sotto,
in questo stesso modo trovo l’unità degli uomini,
e nel pane
cerco
più in là della forma:
mi piace il pane, lo mordo,
e allora
vedo il frumento,
i campi di grano precoce,
la verde forma della primavera, le radici, l’acqua,
per questo
più in là del pane,
vedo la terra,
l’unità della terra,
l’acqua,
l’uomo,
e così provo tutto
cercandoti
in tutto, cammino,nuoto,navigo
fino ad incontrarti,
e allora ti domando
come ti chiami,
strada e numero,
perché tu riceva
le mie lettere,
perché io ti dica
chi sono e quanto guadagno, dove abito,
e com’ era mio padre.
Vedi che semplice sono,
che semplice sei,
non si tratta
di nulla di complicato,
io lavoro con te,
tu vivi, vai e vieni
da un luogo all’ altro,
è molto semplice:
sei la vita,
sei trasparente
come l’acqua,
e così sono anch’io,
è questo il mio dovere:
essere trasparente,
ogni giorno
imparo,
ogni giorno mi pettino
pensando come pensi,
e cammino
come tu cammini,
mangio come tu mangi,
tengo fra le braccia il mio amore come tu la tua fidanzata,
e allora,
avendo ciò provato,
visto che siamo uguali
scrivo,
scrivo della tua vita e della mia, del tuo amore e dei miei,
di tutti i tuoi dolori,
e allora
siamo già diversi
perché, la mia mano sulla tua spalla, come vecchi amici
ti dico in un orecchio:
non soffrire,
il giorno sta arrivando,
vieni,
vieni con me,
vieni
con tutti
quelli che ti assomigliano,
i più semplici,
vieni,
non soffrire,
vieni con me,
perché anche se tu non lo sai, questo io lo so bene:
io so in che direzione andiamo, ed è questa la parola:
non soffrire
perché vinceremo, vinceremo noi,
i più semplici,
vinceremo,
anche se tu non lo credi, vinceremo.

lunedì 6 maggio 2013

Pablo Neruda e Nazim Hikmet: la fame, la sete, il sogno

  Una calda serata d'inizio estate. Nell'aria profumi mediterranei e i suoni di parole antiche e nuove portati dal vento. E' la poesia, quella che nasce dentro, quella che è conservata da secoli nell'animo umano e poi fiorisce quasi per caso fra le labbra di qualcuno.
  Non servono parole per commentare un incontro d'amore.
  Solo il silenzio può raccontare la bellezza dei versi e il loro segreto.


In silenzio, allora, in punta di piedi, vi lascio ad ascoltare le voci di Pablo Neruda e di Nazim Hikmet, sorte dalla polvere dei giorni, per non dimenticare che in fondo ad ogni uomo bruciano ancora fame, sete e sogni. Per ricordare, in un mondo che sembra immerso in un oblio di plastica e bytes, che siamo fatti per amare, solo per amare e per sentire ogni giorno l'emozione di essere vivi.
 

LA FAME


Ho fame della tua bocca

Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.